lunedì 22 aprile 2013

Sii coraggioso, generoso e leale: lezioni di Psicologia medievale

"Nel nome di Dio, di San Michele e di San Giorgio, io ti creo cavaliere.
Sii coraggioso, generoso e leale."

Con queste parole, come spiega ad esempio Padre Alfredo Saentz nel suo libro La Cavalleria (ed. Il Cerchio), veniva investito il Cavaliere nella solenne cerimonia militare-religiosa.
La formula variava a seconda delle zone e delle culture, ad esempio in Spagna si aggiungeva San Giacomo ai due santi sopracitati, o venivano nominate altre figure di riferimento tradizionali (il profeta Daniele, Re Davide ed altri eroi della tradizione cristiana).
E' un chiaro esempio di una cultura in cui vita spirituale, vita sociale e militare erano fuse insieme, e vissute al contempo. Ma, al di là delle dissertazioni antropologiche, oggi voglio 'zoomare' su queste tre qualità a cui il Cavaliere viene esortato:


CORAGGIOSO
GENEROSO
LEALE

Coraggioso, beh, significa letteralmente ampio di cuore: il cor-aggio, come fa notare Igor Sibaldi, è la potenza di cuore, come tutti i termini che indicano il potenziale o l'energia o l'ampiezza di qualcosa: voltaggio, amperaggio, chilometraggio.... Il Cuore è il fulcro del coraggio, quindi non si tratta solo della capacità di affrontare i pericoli (che pure è un nobilissimo significato della parola), ma suggerisce, alla base di questa audacia, una particolare nobiltà d'animo, che parte dal Sentimento.
Anche nella Cabala, la lettera primaria, da cui scaturiscono le altre, l'Aleph (come "Alfa"), è proprio il geroglifico del Sentimento Promotore e del Cuore, della Creazione e del Motore delle cose.
Il Cavaliere è quindi mosso da un Sentimento ancestrale.
Nella tradizione cabalistica, un'esortazione attribuita ad un Angelo Guerriero dice:

"Ti ho dato sentimenti forti, legati ad un tempo ancestrale,
affinché tu possa facilmente ispirarti agli eroi del passato"

(cfr Haziel, Il Grande Libro delle Invocazioni e delle Esortazioni, Angelo 44)

Generoso, significa ovviamente che vive nella dimensione del Dono. Che, secondo il Taoismo, nell'uomo è una qualità che connette cuore e fallo, mentre nella donna connette cuore e seno: l'uomo riceve ispirazione nel petto (piatto) ed effonde energia vitale dal pene (sporgente); la donna riceve energia nel sesso (cavo) ed emana nutrimento dal seno (sporgente). Il Dono è pertanto una qualità fallico/lattea, quindi rappresenta l'offrirsi attivo verso qualcuno, che può essere una persona, una causa, l'Umanità o chi sia.
Il Cavaliere è quindi votato al Dono, offre: offre la sua spada, il suo agire, il suo amore, le sue idee.
Ovviamente non parliamo del "dover dare" che è tipico di chi, dietro l'abnegazione, maschera un non saper pretendere: parliamo della vera dimensione del Dono.

Come dissi scherzando ad una conferenza, noi uomini siamo fra il primato del Sentimento, e il sentimento di un primate; fra la dimensione del dono, e il dono della dimensione!
Giochi di parole da psicologi. :)

Leale, indica la capacità di agire chiaramente, rispondendo di ciò che si fa e non vergognadosi delle proprie azioni, oltre ad manifestare una forma di coraggio (v. sopra) perché per essere leali, con l'amico come col nemico, occorre indubbiamente "avere gli attributi".

Ho usato di proposito questa espressione:
perché queste tre qualità sono correlate anche in Natura, ad esempio se pensiamo ad uno studio svoltosi a Bonn, che ha mostrato una correlazione fra i livelli ormonali di testosterone e la tendenza al comportamento franco, alla tendenza ad evitare le menzogne.
Sembra che alti livelli di questo ormone, che notoriamente è associato all'aggressività, alla libido (maschile, e in misura minore anche femminile, insieme agli estrogeni) e alla dominanza, siano anche correlati alla franchezza, alla lealtà.

Mentre una certa corrente di pensiero (piuttosto ignorante in verità) continua a parlare di questo ormone come di un elisir di sola barbarie ("qui c'è troppa puzza di testosterone" - si dice dove tira aria di liti e spacconate), di fatto gli antichi ci confermano ancora una volta che Biologia, Psicologia e Mitologia vanno insieme (James Hillman direbbe che è d'accordo!).

In fondo, cosa significa aggressivo? "Che avanza", letteralmente: ad-gredior, Latino: mi dirigo verso.
Come le statue che ritraggono una figura in avanzata, che sono dette gradive.
Nessuno parla di fare necessariamente a pezzi qualcuno: aggressivo è diretto, attivo, e quindi anche sincero.

In effetti, riesce difficile immaginare un coraggio slegato da generosità e lealtà:
avete idea per essere sinceri quanto coraggio serva?
Accettare le conseguenze delle proprie opinioni e posizioni, disdegnare il compromesso, e quindi vivere la responsabilità individuale di essere assertivi, di non dover dipendere dall'approvazione altrui per agire o pensare in un certo modo.
E in genere, chi è leale è anche generoso e audace, perché la tendenza a trattenere ed evitare, tipica del soggetto diplomatico o menzognero, è proprio l'opposto della generosità: si traduce spesso in un 'trattanere' psicologico oltre che materiale. Chi fa ampio uso di bugie e sotterfugi, spesso, nella più innocua delle ipotesi, è un pigro che vuol essere lasciato in pace, evitando il cimento ed evitando il rapporto vero con l'altro. Un "No man", direbbe Jim Carrey.
Inoltre, essere leali richiede un continuo confidare nel proprio valore, non solo in termini di vittoria o sconfitta, ma di quello che viene chiamato onore: è leale il leone che non teme la iena, ma è leale anche Ettore che va fino in fondo pur sapendo che Achille ha il favore della Sorte, nonché la pelle invulnerabile.
E' il famoso "Valore", qualcosa che va al di là dell'esito di uno scontro.

Valore, nobiltà di cuore, coraggio, forza, altruismo e lealtà sono qualità intrinsecamente correlate.

I valori che gli antichi associavano al Guerriero sono sostanzialmente gli stessi in tutte le culture, con qualche sfumatura: i cavalieri cristiani non facevano harakiri-seppuku, e non facevano la danza Maori, però il concetto è quello. Tant'è che samurai filologicamente deriva da un verbo che significa 'servire' (di nuovo la dimensione del Dono), e fu proprio un grande guerriero Maori, il re Kamehameha I, ad ispirare l'unico Ordine Cavalleresco delle isole Hawaii.
Quindi parliamo di qualità universalmente associate all'eroe: ad esempio, una buona dissertazione sulle virtù di questo tipo la troviamo nel libro di Charles Hackney Le virtù guerriere, ed. Ponte Alle Grazie.

Immaginate quindi il valore olistico del trasmettere certi valori alle giovani generazioni:
ogni popolo ha queste tradizioni già a casa sua.

Quando io applico nella mia attività di psicologo questa sapienza degli antichi, sono sicuro di alimentare il benessere dei pazienti:
ad uno psicologo mitopoietico non interessa soltanto che il paziente si integri nella società, o che diventi "sano-standard", ma interessa che trovi una Leggenda Personale (come dice Paulo Coelho) e intravveda il filo che unisce quello che succede nelle sue cellule, nei suoi ormoni, nelle sue molecole, a quello che succede fra gli Dei e gli Eroi.

Se tu hai un problema con il dare, puoi aspettarti che io ti prescriva anche esercizi per allenare le altri due qualità correlate: lealtà e coraggio. Perché io mi fido di quella formula. Probabile che io ti insegni un esercizio di spada, o una meditazione ispirata al Guerriero Interiore, per connetterti a quell'archetipo che, in un sol colpo, farà bene a tutte e tre queste capacità.
Anzi: non solo è probabile, è sicuro!

E immaginate gli effetti positivi del porre l'accento sul collegamento Energia Maschile = Lealtà, in una cultura dove spesso il maschile viene demonizzato o considerato a volte, nemmeno tanto implicitamente, un qualcosa di arretrato, o destinato all'estinzione (come vorrebbero alcuni spiritosi alla moda, fra cui Umberto Veronesi che ama sottolinearlo spesso).
Quante volte avete sentito parlare di "violenza maschile", "stupro maschile", "femminicidio", o altri termini che danno per scontanto dove sia il Male? Abbondano sulle riviste e nei media esortazioni a guardarsi dal Maschile, con tanto di insensati mea culpa di genere, richiesti dai media ad ogni efferatezza commessa da uomini.  
Iniziamo a spiegare che l'ormone della forza aggressiva maschile è anche il principale ormone della salute dell'uomo, e che è coinvolto nella configurazione psicofisica di qualità elevate, come appunto le virtù cavalleresche.
Anticamente, non si diceva a un uomo "getta a terra la spada e privati di quello che hai fra le gambe, e diventa una donna" - no, casomai:
"Ti dò questa spada, e ti metto anche un destriero fra le gambe, e difendi e onora la tua donna"!

Checché ne dicano le voci alla moda, il buonsenso è intuitivo: tutti sanno in cuor loro che gli antichi avevano ragione a dire certe cose. 
Anche un bambino (anzi, soprattutto) sa come sia un Cavaliere, e come sia un tipo valoroso.
E che sia saggezza antica o sapere ingenuo, è seguita a ruota dalla Scienza, alla fine: spesso la Biologia compie un ampio giro per dimostrare cose intuitive, o come ho scritto nella mia tesi:
la Scienza dimostra spesso l'ovvio, ma lo dimostra bene.

"Nel nome di autorevoli studi molecolari, neurochimici e genetici,
ti riconosco Uomo. Sii coraggioso, generoso e leale."

(S'il vous preferit....)

CENNI BIBLIOGRAFICI titoli al volo direttamente sull'argomento:

Alfredo Saentz, "La Cavalleria"
Franco Cuomo, "Gli Ordini Cavallereschi"
Charles Hackney, "Le Virtù Guerriere"
Alfredo Tucci, "Crocevia"
Franco Cardini, "Alle radici della Cavalleria medievale"
P. McAllister, "Gli uomini non sono più quelli di una volta"
Claudio Risé, "Il Maschio Selvatico"
Igor Sibaldi, "Vocabolario"
Roberto Marchesini, "Quello che gli uomini non dicono"
Costanza Miriano, "Sposala e muori per lei"
Eric Zemmour, "L'uomo maschio"
Anselm Grun, "Amare e Lottare"
Antonio Gentili, "Vengo a portare la spada"
Steven Rhoads, "Uguali mai"